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Immagine del redattoreLaura Invernizzi

Agatha Christie 2.0

È un buon vecchio who dunnit con alcuni colpi di scena folli ed originali. (Emma Corrin)

Questa frase fa riferimento ad una serie TV uscita tra il 14 novembre e il 19 dicembre 2023 su Disney+.


Come ho già avuto modo di dire mi è stato regalato un abbonamento di qualche mese alla piattaforma e oltre a guardarmi la seconda e fortunata/premiata stagione di The Bear, ho scoperto più o meno per caso – probabilmente attirata dal titolo -  A Murder at the End of the World.


Sì, forse ne hanno già parlato in molti e io arrivo in ritardo, ma ci tengo ad includerla in questo podcast perché ultimamente accade molto raramente, nel mio binge watching sconclusionato, che una serie mi colpisca così tanto e soprattutto non mi faccia addormentare (l’influenza durante le feste natalizie ha avuto su di me questo strano effetto…oltre alla tosse persistente dal 20 dicembre!).


Beh ovviamente c’è molto altro a partire dal fatto che si tratti di un murder mistery.


Per prima cosa mi ha ricordato And then there were none, romanzo di Agatha Christie che noi conosciamo come 10 piccoli indiani (in particolare l’adattamento televisivo della BBC del 2015 ambientato su un’isola in mezzo ad una tempesta).


Ma partiamo per gradi, innanzitutto alla sinossi ufficiale che in realtà non rende giustizia alla serie (o almeno ad una parte), ma avremo modo di approfondire.

A Murder at the End of the World è una serie mistery con al timone un nuovo tipo di detective: un’investigatrice dilettante della GEN Z (nati cioè tra il 1997 e il 2012) e hacker esperta di tecnologia di nome Darby Hart. Lei e altri otto ospiti vengono invitati da un solitario miliardario a partecipare a un ritiro in un luogo remoto e impressionante. Quando uno degli ospiti viene trovato morto, Darby deve usare tutte le sue abilità per dimostrare che si è trattato di un omicidio affrontando un ondata di interessi contrastanti e prima che l'assassino faccia un’altra vittima.

 

La serie in realtà si sviluppa su due linee temporali diverse, enfatizzate ulteriormente dai luoghi, dalla luce e dai colori.

 

Nella prima conosciamo una giovanissima Darby, figlia di un medico legale di Lost Nation, Iowa. È cresciuta tra le scene del crimine ed in particolare si “prende a cuore” alcune vittime senza nome (Jane Doe) che presentano però una caratteristica comune: un piccolo gioiello argentato. Attraverso la ricerca nel deep web, riesce a risalire ai nomi, scoprendo anche che quei gioielli non appartenevano a loro, ma ad altre vittime o donne scomparse. Probabilmente il colpevole è uno solo. Online trova anche Bill, che la incoraggia a uscire da dietro lo schermo e risolvere qualcosa con lui nel mondo reale… e così avviene.

Questa cosa la racconta sei anni dopo - ecco la seconda linea temporale -  nel libro The Silver Doe, presentato in una piccola libreria. Lei è molto diversa dalla diciassettenne che vediamo nei flashback, ha i capelli rosa, le cuffie in testa e gli abiti over.

Il libro ha un modesto successo, ma attira l'attenzione di Andy Ronson (il miliardario di cui sopra).

 

Darby è interpretata da Emma Corrin (Golden Globe per il ruolo della giovane Diana in The Crown e protagonista nel recente film L'amante di Lady Chatterley, solo per citare due titoli in cui interpreta personaggi completamente diversi da questo).

E dal caldo desertico ci ritroviamo quindi in un hotel ipertecnologico di cemento grigio in mezzo alla neve in un luogo non meglio identificato in Islanda.

 

Il padrone di casa è il già citato Andy Ronson (interpretato da Clive Owen). Nonostante abbia abbandonato gli studi, la passione per i giochi e la programmazione gli hanno permesso di avviare una start-up dedicata alla sicurezza legata all’intelligenza artificiale che ha successivamente venduto con un’operazione milionaria. Ha poi ampliato i suoi interessi all’esplorazione spaziale e ad un ulteriore sviluppo dell’AI.

Ha sposato Lee Anderson, un’hacker che ha cavalcato gli albori di Internet fino a raggiungere una sorta di fama punk come una giovane donna che sapeva programmare bene quanto i ragazzi.

Dopo aver scritto un manifesto su come la misoginia stesse distruggendo la promessa iniziale di Internet, è stata screditata e bullizzata (lo shitstorm di cui si sente parlare in queste settimane) tanto da decidere di sparire dal web e rifugiarsi in Florida. In seguito incontra Andy ed insieme hanno un figlio, Zoomer.

È l’eroina di Darby, ne parla con Bill utilizzando un suo schema di codifica quando devono aprire un garage.

 

Tra gli ospiti troviamo proprio Bill Farrah, il compagno di avventure e primo fidanzato della nostra protagonista.

Anche Bill, cresciuto in un sobborgo in Ohio da una madre single, ha iniziato ad appassionarsi di programmazione, hackerando e risolvendo enigmi. Dopo l’epilogo della caccia al serial killer e la fine del rapporto con Darby, va sulle tracce di Lee, la trova (è stata lei ad invitarlo al retreat) e ispirato alla sua vicenda si dedica all’arte criticando la tecnologia e in particolare l'intelligenza artificiale con lo pseudonimo Fangs.

Bill e Darby, che non hanno contatti tra loro da 6 anni, si ritrovano quindi in Islanda.

 

Gli altri ospiti…qui vado un po’ più veloce!

 

Sian, una dottoressa brasiliana che ha iniziato la sua carriera lavorando con gli astronauti, per poi formarsi e diventare lei stessa astronauta, la prima donna a camminare sulla Luna.

 

Lu Mei è la magnate cinese dell'intelligenza artificiale.

 

David è un venture capitalist argentino-americano e numero due di Andy.

Poi troviamo Martin, regista di successo e Oliver, esperto di robotica.

 

Due attivisti, Ziba scappata a piedi dall’Iran, vive in UK lottando per disuguaglianza economica e Rohan, climatologo. Si occupa di sensibilizzare alla salvaguardia degli oceani, in particolare la barriera corallina, e più in generale al cambiamento climatico.

 

Altre figure presenti; Todd a capo della sicurezza, Eva, infermiera e Ray.

Progettato da Andy durante il culmine della pandemia come assistente personale, è una sorta di maggiordomo (non solo sentiamo la voce, ma spesso appare come ologramma) che asseconda le esigenze degli ospiti, ma monitora anche la loro salute, visto il clima rigido.

 

Già solo la presenza di questa tipologia di ospiti si comprende che la traduzione letterale di retreat/ ritiro è limitante… forse sarebbe meglio dire summit.

 

In questa serie niente è lasciato al caso, ci sono alcuni temi molto caldi e dibattuti in questo periodo, quasi sintetizzati nello stesso titolo, come spiega Miles Surrey su The Ringer.


At the End of The World /alla fine del mondo ha infatti molteplici significati.

Innanzitutto la serie è ambientata in quello che sembra il confine del pianeta, ma allude anche alla fine dei tempi, alle prese con l’incombente minaccia del cambiamento climatico, con i pericoli dell’intelligenza artificiale e con la questione se gli individui più ricchi dell’umanità stiano accelerando la nostra fine piuttosto che cercare di salvarci.


Chi c’è dietro a questo show?


Brit Marling e Zal Batmanglij, produttori, sceneggiatori e registi della serie (la Marling anche attrice nel ruolo di Lee Anderson). Lavorano insieme da diverso tempo, per Netflix avevano creato The OA, mistery drama con elementi di fantascienza, fantasy e sovrannaturale, che è stata cancellata dopo due stagioni.

In un’intervista apparsa su Vanity Fair, hanno spiegato che nel 2019 avevano iniziato a pensare ad una serie con protagonista una giovane donna detective – figura sempre rappresentata un po’ macchietta – colpiti da come le giovani generazioni riescano a trovare risposte e formarsi attraverso internet.

 

Anche il taglio, nell’era del true crime imperversante è diverso. "Ci piace l'idea che Darby, quando aveva 10 anni o giù di lì, quando incontra i primi cadaveri su cui sta lavorando suo padre, senta un'affinità con le vittime", ha detto Batmanglij. "Non è interessata alla psicologia dell'assassino - ha aggiunto Marling - nello stesso modo in cui siamo spesso culturalmente ossessionati dall'oscura creatività dell'assassino: come hanno fatto qualcosa e come sono sfuggiti alla cattura". "Lei è più interessata alla vittima".

 

Sebbene la serie sia stata scritta più di tre anni fa - prosegue l’articolo -  molte delle innovazioni discusse nella sceneggiatura oggi sembrano preveggenti. 

In una scena, un personaggio mostra la tecnologia deepfake con implicazioni spaventose. "Quando abbiamo deciso di scrivere questa storia, tutto ciò di cui stavamo scrivendo era fantascienza", ha detto Marling. “Nel corso della sua realizzazione, tutto ciò che era fantascienza sta ora diventando scienza presente o quasi presente”.

 

Batmanglij ha volontariamente rinunciato al suo ruolo di “regista”, in modo che Marling potesse dirigere la première della serie e dare il tono agli episodi rimanenti, compresi i quattro da lui diretti.


Brit Marling sulla sua pagina Instagram mostra la fonte da cui ha tratto ispirazione per la palette di colori usata…come dicevo prima niente è lasciato al caso!

 

Anche la colonna sonora ha un ruolo importante (mi riprometto sempre di fare una puntata specifica sulla musica nelle serie TV, ma occorre uno studio approfondito), spazia dalla classica ai Doors, a Tricky e poi c’è tutta la parte originale creata da Saunder Jurriaans.

Ce ne sono diverse playlist su Spotify nel caso siate curiosi di ascoltarla.

 

A murder at the End of the World è una limited series… ma, come lo stesso Batmanglij sottolinea, questa tipologia di serie ormai può essere considerata un pilot per sviluppi futuri. Inoltre Emma Corrin vestirebbe ancora molto volentieri i panni di Darby anche se per ora non ci sono notizie in merito.

 

Quindi non resta che godersi i 7 episodi di questa serie su Disney+ e ovviamente attendo i vostri commenti.

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