Meno di un mese fa c’è stato il Festival di Sanremo che da sempre monopolizza quasi tutti i discorsi e i social. Proprio in quella occasione ho notato – forse più degli anni precedenti – gruppi di amici o familiari insieme davanti allo schermo per guardare la maratona sanremese. E la cosa mi ha piacevolmente colpita.
Giusto una settimana dopo Netflix ha pubblicato una ricerca dal titolo TVgether. Dallo schermo al dialogo (e viceversa): le famiglie italiane e il co-viewing, realizzata dal Ce.R.T.A. Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica di Milano.
So che è il discorso non è nuovo perché è stato ripreso da molti media grazie al comunicato stampa, ma vorrei approfondire il co-viewing o visione condivisa (in famiglia e non solo) attingendo alle 48 pagine del trendbook (lo chiamano proprio così) con i dati e le analisi della ricerca e ovviamente dando uno sguardo a quello che accade all’estero e il supporto di esperienze dirette di amici.
La ricerca è stata condotta attraverso nove focus group nelle città e province di Milano, Roma e Napoli - aree urbane (63%), seguite da quelle in aree periferiche (23%) e rurali (14%). Ha coinvolto 800 famiglie italiane con figli di età compresa tra 6 e 17 anni. Il campione era composto per il 52% da donne e il resto da uomini. L’età compresa per il 36% tra i tra 35 e 44 anni e per 42% tra 45 e 54 anni dei totali intervistati.
Per quanto riguarda la connessione internet, 74% utilizzo banda larga fissa, 13% dati mobili o chiavetta mobile, e 12% linea telefonica. E questi sono alcuni dei dati.
Il palinsesto televisivo degli anni 80 e 90 - i cartoni animati nel pomeriggio, il telegiornale alle 20, i programmi serali (non sempre adatti a tutti… vedi Dallas), scandiva la vita familiare e la visione di contenuti. C’erano meno TV o meglio schermi rispetto ad ora (la media è di 5 e comprende ovviamente anche smartphone, tablet e pc), oltre ad un offerta ristretta, ma nonostante l’attuale frammentazione dei consumi mediatici, la co-visione rimane una pratica diffusa che favorisce l'unione e il dialogo familiare. La ricerca ha infatti rivelato che le famiglie italiane passano in media 8 ore alla settimana insieme davanti alla TV in salotto (da notare anche il termine usato, non soggiorno o living come dicono nelle pubblicità!), nelle famiglie con figli più piccoli come secondo luogo è indicata la camera da letto dei genitori.
L’86% delle famiglie guarda contenuti insieme nel weekend, dato che cambia leggermente con figli adolescenti che nel fine settimana si organizzano diversamente, le abitudini si modificano durante le vacanze estive o in occasione di eventi particolari, vedi il già citato Sanremo e durante le festività con gli immancabili: Una poltrona per due e Mamma, ho perso l’aereo.
Se da una parte i quiz e i programmi come 4 Ristoranti, LOL- Chi ride è fuori, Pechino Express e Masterchef diventano appuntamenti fissi, soprattutto per le famiglie con figli tra i 12-17 anni, i film e le serie TV restano comunque le scelte maggiori per il co-viewing.
Oltre al semplice intrattenimento, il co-viewing si rivela anche un’occasione di dialogo familiare.
2 genitori su 3 lo considerano un’opportunità per affrontare temi complessi in modo naturale (anche se i più piccoli son più propensi al dialogo degli adolescenti).
I temi sono rispetto delle regole, ambiente, ruolo della donna, bullismo, razzismo, identità di genere, relazioni e disabilità.
Un altro fenomeno segnalato nella ricerca, ma che so praticato spesso anche da amici è il retro-watching, ovvero proporre ai figli i film e le serie della propria infanzia, qui si accenna ai classici della Disney, Jurassic Park e Ritorno al futuro, ma un posto d’onore secondo me ce l’ha Star Wars (ho le prove!).
A proposito di co-visione, su studiocarosello.com in un articolo di novembre 2024 viene descritta come un’esperienza sociale (sia che venga fatta in famiglia che con un gruppo di amici) che permette agli spettatori di condividere reazioni, emozioni, e commenti, creando un senso di comunità e rafforzando l’interazione sociale anche nel contesto di un media che, in molti casi, potrebbe essere fruito in maniera individuale.
Ma – si legge ancora - è anche una fonte preziosa di dati, utili per comprendere le preferenze del pubblico e migliorare la qualità della programmazione. Attraverso l’analisi della composizione del pubblico in co-viewing, le aziende possono ottimizzare i palinsesti, identificando i contenuti che generano maggiore interazione sociale e che hanno quindi maggiori probabilità di successo anche in stagioni successive.
Altro aspetto da non sottovalutare è il peso che la co-visione ha sulla pubblicità. Motivo per cui Netflix e altre piattaforme commissionano queste ricerche (no?). Sara Whitfield di Covatic (azienda che offre soluzioni di marketing) sottolinea quanto gli inserzionisti vogliano essere in grado di indirizzare gli annunci in base a chi si trova dietro lo schermo, a cosa sta guardando e al suo ambiente di visione. Una persona single che ha un quiz televisivo come sottofondo mentre cucina, avrà un'esperienza pubblicitaria molto diversa da una famiglia schiacciata sul divano a guardare l'ultimo film Disney+ o da un gruppo di amici riuniti per guardare lo sport in diretta.
Lo sanno bene negli Stati Uniti dove vengono create ad hoc delle pubblicità (molto elaborate) per il Super Bowl, che paradossalmente diventano il motivo per molti di guardare l’evento sportivo insieme ovviamente al half time show.
In USA il 50% del tempo trascorso davanti alla TV avviene insieme ad altre persone.
Rimanendo sempre qui, Statista segnala che secondo un sondaggio di fine 2023, oltre il 90 percento dei genitori statunitensi ha condiviso contenuti con i propri figli in diverse fasce d'età. I tassi di condivisione sono stati particolarmente elevati tra i bambini più piccoli, con il 94% dei bambini di età compresa tra 2 e 3 anni e tra 6 e 9 anni che hanno guardato contenuti con i genitori. Per i bambini più grandi di età compresa tra 10 e 12 anni, la condivisione è leggermente diminuita di due punti percentuali tra il 2022 e il 2023.
Nel 2024, guardare insieme contenuti in streaming è stata la cosa più popolare tra i clienti Disney+, con una media di 1,7 spettatori per nucleo familiare negli Stati Uniti, il che indica che i contenuti per famiglie potrebbero essere un fattore chiave nel fenomeno della co-visione.
A differenza di quanto emerso invece nella ricerca italiana in cui risulta Netflix la piattaforma preferita.
Sempre su Statista ho trovati i dati relativi alla Danimarca di 2-3 anni fa: la co-visione era più comune tra gli spettatori della TV tradizionale che quelli dello streaming, con il 31 percento dei consumatori di TV tradizionale seduti insieme davanti a uno schermo TV nella prima metà del 2022. I bambini di età compresa tra 3 e 14 anni, in particolare, guardavano i contenuti TV trasmessi insieme a qualcun altro.
Invece un sondaggio sulle abitudini di consumo televisivo in India nel 2023 ha rivelato che la co-visione tra il pubblico della TV era del 66 percento. La co-visione in India coinvolge in genere un gruppo di tre o quattro individui.
Nella ricerca Connected Viewers UK Findings di FreeWheel e Happydemics condotta tra febbraio e marzo 2022 emerge che il 27% degli utenti britannici considera la possibilità di guardare contenuti con famiglia e amici un fattore determinante per l’uso delle CTV (detto banalmente i televisori connessi ad internet), il 26% apprezza la qualità dell’esperienza utente, inclusa l’interfaccia e le dimensioni dello schermo, che facilitano il co-viewing.
Concludo con un approfondimento all’interno di www.thinkwithgoogle.com, in cui si parla anche di YouTube.
Se un tempo la visione condivisa a distanza (ovvero persone guardano simultaneamente lo stesso contenuto da dispositivi diversi), aveva guadagnato popolarità, vedi i Video Party di Prime Video o estensioni di terze parti come Netflix Party, ora il podio è stato preso da YouTube.
Nella ricerca di Ipsos e Google uscita lo scorso anno, emerge che tre quarti delle persone affermano di stringere anche un legame più profondo con gli amici e i familiari con cui guardano YouTube.
Più di 4 partecipanti su 5 dicono di provare piacere quando fanno scoprire nuovi contenuti ad altre persone o quando sono gli altri a far scoprire loro qualcosa di nuovo mentre guardano insieme YouTube (anche in famiglia).
La comodità di usare la TV per guardare i video ha sicuramente agevolato la fruizione condivisa. In Italia il tempo di visualizzazione dei contenuti di viaggio di YouTube sulle TV connesse a internet è aumentato del 25% su base annua. I video che si ispirano ad attività di gruppo sono sempre più gettonati per le esperienze condivise dagli spettatori nei loro salotti. Ad esempio, i contenuti di danza sono aumentati del 22%. Anche i video su consigli d’acquisto sono tra i più gettonati.
Ammetto che io condivido il mio divano/TV solo con Alberto (come ben sapete ormai).
Sarà per la mancanza di occasioni, visto che vedo spesso gli amici fuori casa, ma anche nelle serate casalinghe prediligo maggiormente le chiacchiere alla TV.
Poi ovviamente mi capita di condividere in tempo reale qualche commento su Whatsapp come avvenuto per Sanremo e un tempo X Factor.
E voi, co-viewing in famiglia e/o con gli amici? Attendo i vostri commenti.
댓글